Marco Tullio Garganello

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Marco Tullio Garganello, o Garganelli (Bologna, 1498 – ...), è stato un religioso italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il Petit-Palais di Avignone, residenza di Marco Tullio Garganello e oggi sede museale.

Provienente da una famiglia nobile bolognese, da giovane fu al servizio del vescovo di Casale Monferrato, Bernardino Castellari.[1] Stabilitosi a Roma già durante il papato di Clemente VII, dopo aver preso i voti entrò al servizio del cardinale Alessandro Farnese nel 1548.[1][2] Grazie alla sua personalità e stile di scrittura burlesco e sarcastico, entrò nelle simpatie del cardinale e nel 1551 venne inviato nella Legazione di Avignone, con il compito di organizzare feste e balli, osservare la situazione locale e inviare regolari rapporti sulla vita cittadina.[1]

Garganello descrive la società di Avignone come frivola e edonistica, intenta soprattutto a divertirsi e a godere dei piaceri della vita.[2] Oltre a organizzare spettacoli danzanti alla sede della Legazione del Petit Palais, si occupò anche di procurare compagnia femminile agli ospiti in arrivo.[2] Organizzò la visita ad Avignone del cardinale Farnese durante la Pasqua del 1553.[2] Tale visita, svoltasi durante il periodo di Quaresima, prevedeva in teoria un divieto di feste e divertimenti: Garganello raccontò però nelle sue lettere che anche in quel periodo feste e balli abbondavano.[2]

Nonostante la natura del suo incarico, svolse comunque un ruolo importante nell'informare Farnese di alcune questioni locali, tra cui i contrasti tra il vicelegato Théodore-Jean de Clermont-Tallard e il commissario speciale delle finanze Giacomo Maria Sala. Durante la sua presenza ad Avignone cercò spesso di ottenere posizioni più prestigiose o rendite più sostanziose. Chiese l'appoggio di Farnese in una disputa finanziaria con il vicelegato Giacomo Maria Sala, e cercò senza successo di vedersi assegnati vari incarichi, tra cui la sede di Nicopoli, il vicariato di Avignone, e una posizione vescovile.[1] Riuscì però ad ottenere da Louis de Pérussis il vicariato di Caumont per due anni.[1]

Ebbe almeno due amanti: la prima fu la Sibille de Jarente dal 1551 al 1553, scherzosamente ribattezzata "Reovilla", subito dopo esser rimasta vedova del marito Antoine Rolland, signore di Réauville e di Châtenay.[1] La seconda fu Jeanne de Lascaris, moglie di Paul d'Albert de Mondragon, a sua volta soprannominata "Mondragona" da Garganello.[1]

Lo stile delle sue lettere, che sono la principale fonte di informazione su Garganello, hanno uno stile burlesco e irriverente influenzato da Petrarca e Francesco Berni. Successivamente il suo tono si fece più serio e attento alle questioni religiose alla luce dell'avvento della controriforma e nella speranza di ottenere qualche vantaggio personale.[1]

Continuò a abitare al Petit Palais e a scrivere a Farnese anche dopo l'aprile 1565, quando la Legazione di Avignone passò a Carlo di Borbone. In una delle ultime sue lettere datata 10 febbraio 1566 chiese a Farnese di poter ritornare a Roma, ma la richiesta non ebbe alcun seguito.[1] Garganelli cercò comunque di rimanere in buoni rapporti con le autorità locali di Avignone, in particolare con il cardinale Giorgio di Armagnac, nonostante le critiche di quest'ultimo al suo operato, e i vicelegati Alessandro Guidiccioni e Lorenzo Lenzi.[1] L'ultima lettera di Garganello è datata 9 aprile 1574, e sono ignote sue notizie successive.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k Bucci
  2. ^ a b c d e Cooper.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN229433119 · BAV 495/15184 · CERL cnp01347970 · BNF (FRcb12516507r (data) · WorldCat Identities (ENviaf-229433119